Lui & Lei
It all began... with a coffee and a car

08.10.2021 |
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"Iniziò a muoversi con decisione liberandomi i polsi, soltanto per poterli bloccare con entrambe le mani..."
“Perché non me le mostri?”Una frase del tutto innocente, pronunciata con tono colloquiale. O almeno all’apparenza.
“Qui?”
Eravamo nella sua macchina, in pieno pomeriggio, parcheggiati lungo una strada mediamente trafficata. Mi sentivo in imbarazzo e allo stesso tempo intrigata dalla situazione, senza contare che il mio orgoglio si sentiva piacevolmente punzecchiato da quella piccola sfida.
“Non ti va?”
Eccola di nuovo lì, quella impercettibile sfumatura nella voce. Mi andava eccome, e a onor del vero mi andava anche molto di più. Fosse dipeso esclusivamente da me, anziché discutere del mio seno, a quell’ora potevamo esser impegnati in qualcosa di lievemente diverso. Qualcosa un po’ più a rischio arresto per atti osceni in luogo pubblico, ma non mi pareva il caso di rischiare in modo tanto stupido. Stuzzicarsi un po’ andava più che bene.
Per iniziare…
Mi piaceva il fatto che mi stesse parlando fissandomi negli occhi, come se stessimo conversando del più e del meno. E in effetti era così fino a pochi istanti prima, ma ero sicura che a lui piacesse giocare e spiazzare le persone… e la cosa mi piaceva parecchio.
“Non mi sfidare…”
“E’ una sfida per te?”
“Mmm… un po’. Sono molto, troppo, orgogliosa e stuzzicarmi di solito sortisce il giusto effetto…”
Continuammo a fissarci negli occhi anche quando, con molta nonchalance, iniziò ad accarezzarmi la pelle esposta, prima di insinuarsi sotto il pizzo del reggiseno. Quando mi sfiorò il capezzolo, avvertii un languore inconfondibile.
Una impercettibile contrazione di piacere, una sensazione calda e bagnata tra le mie cosce. Perfetto, mi stavo eccitando pur sapendo che non avevamo la possibilità di dedicarci del tempo. Ringraziamo tutti insieme i suoi impegni per la serata!
“A cosa pensi?”
“Al fatto che dovrò tornare a casa frustrata…”
“E perché…?”
“Perché mi sto eccitando, e so che non abbiamo tempo…”
“Ti eccita la mia mano o la situazione?”
“Entrambe…”
“Anche io andrò via frustrato…”
Magra consolazione considerando che la sua mano continuava ad accarezzarmi come se nulla fosse…
“Slacciati il reggiseno”
E dire che seguire gli ordini non mi aveva mai fatto impazzire, ma il gioco… oh, il gioco... beh... quello mi piace davvero moltissimo. Gli concessi un accesso lievemente più facilitato. La maglia che mi fasciava il seno non permetteva chissà quale grande spazio di manovra, ma non sembrava che gli creasse problemi.
Si avvicinò per potermi baciare un capezzolo nello stesso momento in cui passavano due ragazzini.
Sorrisi nascondendo il viso tra i suoi capelli.
“Potremmo aver insegnato una cosa o due a quei pischelli…”
Lui mi guardò per un istante, poi spostò lo sguardo verso di loro e rispose con un semplice “Impossibile”.
Controllò l’orologio… era tardi, lo sapevamo entrambi e non potevamo cambiare lo stato delle cose. Ho già detto di ringraziare i suoi impegni per cena, sì?
Finalmente si decise a baciarmi. Era arrivato il momento che il mio bellissimo rossetto rosso servisse uno scopo ben più nobile del risaltare le mie labbra…
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Scoprii presto che in camera da letto diventava un’altra persona. Che gli piacesse condurre il gioco l’avevo già intuito, così come fosse convinto che a me piacesse essere “dominata”.
Non sapeva quanto si sbagliava…
Per quanto trovassi stimolante, eccitante e intrigante lasciargli le redini, non era così facile “sottomettermi” …
Ho già menzionato il mio assurdo orgoglio? Adoro quando lo sanno stuzzicare in modo intelligente, permettendomi di lasciare emergere la mia vena felina…
La prima volta che passammo del tempo insieme dopo quel primo pomeriggio fu breve, interessante e istruttivo.
La seconda… la seconda doveva essere mia.
Gli chiesi se potevo usare il bagno.
Non volevo spogliarmi davanti a lui, avrebbe rovinato la sorpresa che avevo preparato.
Indossavo un bustier di pizzo e raso nero a fantasia floreale. Delicate string di raso circondavano i seni unendosi dietro la nuca. Completavano il tutto uno slip in coordinato e delle bellissime autoreggenti velate, con una piccola riga che scendeva sul retro, andando a valorizzare cosce e polpacci.
Per l’occasione avevo persino recuperato un meraviglioso paio di décolleté di pizzo nero e rosso con un tacco molto sottile. Le indossavo di rado, ma le trovavo perfette per accompagnare il tutto.
Tornai nella camera da letto, illuminata soltanto da una luce fioca. Rimasi sulla porta, aspettando di notare la sua reazione. Mi eccitava essere guardata da lui, immaginare le sue mani che mi accarezzavano attraverso il pizzo, il loro calore sulla pelle nuda, sui seni appena celati.
Solo l’idea mi aveva già fatta bagnare, e pregustavo il momento in cui mi avrebbe presa.
Lui era sul letto, seduto appoggiato allo schienale, ancora vestito.
Mi avvicinai con lentezza studiata. La protagonista per quella sera ero io, e volevo che gli fosse chiaro il messaggio. Salii a gattoni sul letto, tra le sue gambe dischiuse, fissandolo negli occhi. Non ero sicura avrebbe notato la scintilla maliziosa che sicuramente illuminava i miei, il sorriso che non potevo trattenere.
“Ti piace quello che vedi?” gli chiesi. Accarezzai il suo viso con le labbra, sfiorando appena le sue.
Mi lasciai sorprendere dal suo bacio, dalla sua lingua che invadeva la mia bocca. Non c’era nulla di banale o scontato nel modo in cui baciava. Un eccitante gioco di lingue che si cercavano, scappavano e si rincorrevano, leccando, esplorando.
Provai a irretire la sua, succhiandola nella mia bocca, e lo sentii gemere. Forse per lo stupore, forse per l’atto in sé. Poco mi importava, volevo giocare con lui e l’avrei fatto.
Si spostò dallo schienale e mi fece sdraiare sotto di lui. Una mano corse immediatamente tra le mie gambe, mentre i nostri baci diventavano più famelici e intensi.
Ma le sorprese non erano finite… si accorse dell’apertura negli slip.
“Sei una porca”
Non era una domanda. Solo una semplice constatazione.
Lo ero? Sì, quella sera sì. Era merito suo, del suo modo di vivere la sessualità che mi aveva permesso di lasciarmi andare.
Mi avrebbe scopata, e l’avrebbe fatto senza dovermi togliere nulla di dosso.
Le sue dita entrarono senza troppi complimenti e senza fare fatica, sapevo di essere pronta per accoglierlo, e lo volevo da impazzire.
Si mise in ginocchio al mio fianco, abbassandosi i pantaloni. Non ero l’unica a riservar sorprese a quanto pare…
Mi piacevano il suo odore e il suo sapore. Mi piaceva anche il modo in cui mi prendeva dalla nuca per spingere la sua erezione in fondo alla mia gola. Non avevo mai gradito essere “forzata” durante un rapporto orale, ma la reazione del mio corpo al suo gesto la dicevano lunga su quanto avessi cambiato idea a riguardo. Scariche di piacere si propagavano dal petto al ventre, aumentando soltanto la quantità dei miei umori. Non ero mai venuta così, eppure era quello che mi stava accadendo.
Lo fermai. Di sicuro non se la sarebbe cavata così, non di nuovo… non era quello il modo in cui doveva venire. Oh no, questa volta l’avrebbe fatto scopandomi per bene.
“Prendi il preservativo. Voglio che mi scopi. E voglio che tu lo faccia come si deve.”
Rimasi sdraiata a osservarlo mentre si spogliava e prendeva quello che gli avevo chiesto. Portai le mie braccia sopra la nuca, un silenzioso invito che sapevo avrebbe colto. Mi piaceva l’idea che mi tenesse ferma per le mani, l’illusione che mi sottomettesse, l’eccitazione nel cercare di liberarmi per esigere un bacio. Non si trattava di dominazione nella sua eccezione più estrema, ed era quello che mi intrigava, che mi elettrizzava. Il gioco delle parti, l’essere preda e predatrice allo stesso tempo.
Ebbi un brivido di anticipazione quando tornò da me. Sapevo che sarebbe stato elettrizzante, eccitante, intenso e gratificante. E che ci saremmo sicuramente divertiti entrambi.
Si posizionò tra le mie gambe e restò a guardarmi.
“Baciami”
Inutile dire che non lo fece. Iniziò invece ad accarezzare la sua erezione, fissandomi.
“Lo vuoi?”
Per un istante mi chiesi se parlasse del bacio o di lui. Di quello che poteva offrirmi, del suo corpo, del suo membro duro e pronto. Quale che fosse l’oggetto della sua domanda, la risposta era comunque un sì.
Mi sollevai appena, facendo leva sulle braccia e lo fissai negli occhi.
“Vuoi che ti dica… ‘Ti prego’? Sai che non lo farò…”
Gli sorrisi maliziosa. Era da tanto che non mi sentivo ‘bastarda’ a letto e la cosa mi esaltava.
Ad un occhio estraneo poteva sembrare una lotta di potere, una sfida ben poco silenziosa tra due caratteri orgogliosi e fieri.
Era molto di più. Era anticipazione, dominazione, sottomissione, inversione dei ruoli.
Era fantasia, erotismo, sesso concepito esclusivamente per trarre e dare piacere.
Mi sdraiai di nuovo, riportando le braccia sopra la testa, ancorandolo con le gambe e spingendolo verso di me. Ne fu sorpreso, e per poco non perse l’equilibrio. Si appoggiò giusto in tempo con le mani sul cuscino e solo in quel momento gli sussurrai un roco “Sì…”, leccandogli le labbra.
Mi strinse entrambi i polsi con una sola mano. Operazione molto facile per lui, aveva delle belle mani grandi, forti, mani che sapevano molto bene cosa fare e quando.
Con l’altra mi spostò la coscia sinistra ed entrò con un unico movimento deciso.
Quella penetrazione improvvisa, seppur voluta, mi provocò una lieve fitta di dolore, sostituita ben presto dal piacere.
Era meraviglioso sentirlo dentro di me, sentire quanto potesse riempirmi.
Quando uscì completamente emisi un gemito di frustrazione.
E lo vidi sorridere soddisfatto.
Aspettò qualche istante prima di entrare di nuovo, con più vigore, osservando ogni mio movimento, i miei occhi che si socchiudevano, la bocca che si apriva in un grido silenzioso, la schiena che si inarcava per accoglierlo meglio.
Iniziò a muoversi con decisione liberandomi i polsi, soltanto per poterli bloccare con entrambe le mani.
Aumentò il ritmo, provocandomi intense ondate di piacere. I miei gemiti non erano più silenziosi, e diventavano più frequenti.
Fu allora che rallentò, uscendo nuovamente.
“Sei uno stronzo” gli dissi con una poco celata punta di frustrazione, sorridendo.
“Ti avevo detto che mi piace farlo così...”
L’aveva detto eccome, eppure chissà per quale motivo l’avevo dimenticato.
Nel momento in cui mi penetrò di nuovo, lo bloccai con le gambe, iniziando a muovermi verso di lui, approfondendo il contatto, permettendomi di solleticare il clitoride sul suo pube.
Non potevo muovere le braccia, ma nessuno poteva impedirmi di dettare il ritmo in altro modo.
Doveva esser piaciuto anche a lui, perché finalmente si chinò a baciarmi.
Fu un bacio bagnato, famelico, eccitato e caotico.
Mi liberò le mani e mi sollevò con facilità per portarmi sopra di lui.
Era una sorpresa ogni volta che mi capitava. Non ero esattamente un fuscello, e spostarmi così facilmente mi lasciava sempre una piacevole sensazione.
Restai ferma senza muovermi, posizionandomi in modo da sentirmi comoda nei movimenti.
Mi chinai a baciarlo, cercando le sue mani.
Era giunto il mio turno…
Lasciai scorrere le unghie lungo le sue braccia, sul petto, sfiorandogli i capezzoli turgidi, il ventre e iniziai a muovermi lentamente avanti e indietro.
Mi piaceva guardare il suo capo rivolto all’indietro, le sue mani abbandonate lungo le mie cosce che mi stringevano ogni volta che mi sentiva contrarmi sul suo membro.
Aumentai il ritmo, appoggiandomi sul suo ventre per poter intensificare anche la penetrazione. Sentivo l’orgasmo crescere rapidamente, il mio respiro accelerato, ondate di calore attraversarmi ripetutamente.
Mi sentii afferrare le natiche, aprirle per stuzzicarmi anche dietro.
Iniziò a muoversi anche lui, spingendo con forza e capii che sarei venuta, che mi mancava davvero pochissimo.
Mi chinai per baciarlo, lasciando che fosse lui a portarmi al piacere. Gli morsi il labbro, il collo, stringendomi a lui quando fui scossa dai fremiti dell’orgasmo.
“Dammi un attimo…” gli sussurrai a fatica sulla pelle calda.
Avevo bisogno di riprendermi, di rallentare il battito impazzito del mio cuore e di fermare quel piacevole tremore che mi pervadeva.
Lo baciai di nuovo, avevo bisogno di quel bacio per potermi calmare.
Quando ripresi possesso di me stessa, mi spostai tra le sue gambe e gli tolsi il preservativo.
Lo leccai per tutta la lunghezza, giocando con il glande prima di avvolgerlo con le labbra.
Lasciai che mi prendesse per i capelli e dettasse lui il ritmo che desiderava, cercando di accoglierlo il più profondamente possibile.
“Posso venirti sul viso?”
Conosceva già la risposta, ma il fatto che me l’avesse chiesto ancora mi fece piacere.
Dopo essermi ripulita, tornai a baciarlo. Mi piaceva troppo il modo in cui invadeva la mia bocca e giocava con la mia lingua per potermene privare.
Mi sdraiai al suo fianco appoggiando il viso nell’incavo del suo braccio e mi sfuggì un divertito “Ops”.
Gli avevo decisamente bagnato il letto…
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